martedì 27 marzo 2012

Così vi Arrendete

Quello della Rai, il servizio televisivo pubblico, è un problema che affonda le radici nella notte dei tempi. Il problema, manco a dirlo, è proprio la politica, che con i suoi tentatocoli, il clientelismo ed il poltronismo cronici, ne condiziona l'azione ed il ruolo.
Si è tenuto oggi unconvegno sul tema dell'Italia dei Valori, che per bocca del suo leader, Antonio di Pietro, ha espresso la sua proposta ''Il nostro obiettivo è togliere la Rai dalle mani dei partiti e affidarla a una fondazione composta da esponenti della società civile e dagli stessi dipendenti dell'azienda pubblica''.
Trasformare la tv pubblica in una sorta di cooperativa, dove chi vi lavora partecipa alla selezione della dirigenza, non mi sembra un'idea così campata in aria (e sicuramente chi si occupa d'informazione sa meglio dei politici come fare il mestiere), ma la leva populista della 'fondazione di esponenti della società civile' mi pare un po' troppo vaga e fumosa.
Per l'occasione è intervenuto anche Santoro, che si è proposto per l'amministrazione del servizio pubblico: "Io mi candido: voglio fare un ticket con Carlo Freccero, lui come presidente e io come direttore generale della Rai, e sfideremo la commissione parlamentare di vigilanza presentando i nostri curricula". Altro nodo spinoso, infatti, è quello delle scelte operate sul merito.

Di proposte per 'indipendentizzare' la Rai, se ne sono fatte decine, la più gettonata (perchè più facile) è quella di privatizzarla. Io non sono d'accordo, perchè questo rappresenterebbe la resa della politica di fronte ad un problema da lei stessa causato e da lei impossibile da risolvere.
Sarebbe bene che la Rai, la cui missione dev'essere quella di informare e diffondere cultura, fosse amministrata da chi questa missione già l'ha nel suo dna, e qui rilancio la partecipazione all'elezione del cda da parte del personale (escludendo quei giornalisti che si sono macchiati di colpe 'professionali', per cui alla larga minzolianiani vari, ndr);
anche l'Ordine dei Giornalisti potrebbe dire la sua (che poi sarebbe da abolire, inteso com'è ora, come dicevo qui; però degradato ad un ruolo di mero controllo deontologico ritroverebbe una sua funzione, ndr);
le forze parlamentari, che lo si voglia ammettere o no, rappresentano i cittadini, ed una funzione di garanzia equipotente tra maggioranza ed opposizione devono poterla svolgere;
ad aggiungersi a quest'ammucchiata, un magistrato, col ruolo di arbitro e supervisore.
Il tutto nella più completa trasparenza, e qui l'annotazione di Santoro sui curricula ci sta a pennello.

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