Brutta aria alle elezioni cantonali ticinesi del 10 aprile.
Primo partito, con il 30% dei voti, è la Lega Ticinese di Giuliano Brignasca e Marco Borradori. Uno slogan semplice e chiaro: "Via gli Italiani"; guerra dichiarata ai frontalieri padani, che portano via il lavoro ai cittadini.
La Lega dei Ticinesi nasce nei primi anni novanta, e sono molte le analogie con la prima Lega Lombarda: modi rozzi e toni sopra le righe (storico il "Troppi neri in nazionale" del fondatore Brignasca), proposte demagogiche e populiste (come la taglia sugli autovelox), antipartitocratico, antieuropeo, poltronista (il Trota ticinese, Boris Bignasca, figlio di Giuliano, venne eletto membro del Gran Consiglio) e non manca neanche una bella condanna per "pubblica istigazione alla violenza e ingiuria", reato che ben si atterrebbe anche ai nostri Bossi o Maroni.
Tra Lega Nord e Ticinese c’è un buon dialogo, al punto che Bossi ha partecipato a qualche raduno dei ticinesi, e lo stesso Bignasca è soprannominato l’Umberto Bossi del Ticino. Certo, la difesa dei valori del territorio percorre le stesse vie, e non è semplice difendere le istanze del nord Italia senza conseguentemente comprendere anche quelle dei nostri vicini ticinesi.
Gli ideali localistici, nostri e loro, sono sempre un buon modo per riciclare il fascismo, come ci insegna lo stesso Borghezio.
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