Pochi sanno che da circa due anni è stato introdotto in Parlamento il voto mediante il riconoscimento delle impronte digitali.
E' guerra aperta ai cosiddetti pianisti, ossia quelli che votano anche per i colleghi assenti. Per una volta, non si tratta di una moda 'tutta italiana' come altre a cui siamo abituati; ho visto scene al Parlamento rumeno, mi pare, anche peggiori, con i deputati che addirittura si alzavano e passavano tra i tavoli a votare.
Una battaglia sacrosanta, di cui non dovrebbe neanche esserci bisogno, per ribadire il primato dell'onestà e della correttezza, in Parlamento prima di tutto.
C'è un però: il deputato potrà rifiutare di dare il proprio consenso alla rilevazione dell’impronta digitale. In tal caso, assicura la presidenza della Camera, quel deputato continuerà a votare secondo il vecchio sistema.
Con buona pace dell’utilità del nuovo meccanismo.
Succede così che il problema si ripresenti: in un'episodio che risale al marzo 2009, Guido Dussin della Lega e Carmelo Lomonte (Mpa) hanno votato anche per i rispettivi colleghi di gruppo Matteo Salvini ed Elio Belcastro: i quali, invece, appartengono alla pattuglia dei 21 deputati che si sono rifiutati di farlo e che, quindi, votano con il vecchio sistema; per votare dalle loro postazioni non è necessario attivarle con le impronte.
Ma quanto sarà costata l'installazione di questo nuovo sistema di rilevamento? E quanto costeranno l'assistenza e la manutenzione dei rilevatori? Senza contare i problemi di voto che denunciano i deputati ogni volta..
Ormai è cosa fatta, e sicuramente la presidenza o chi per lei ha realizzato il tutto merita ogni complimento, ma non si faceva prima a installare un secondo pulsante e votare con due mani?
Nessun commento:
Posta un commento