Bruxelles ha lanciato un monito forte e chiaro: smettiamola di svendere in Asia le materie prime da riciclare. Portiamo in Cina, India e Indonesia sopratutto plastica, vetro, carta e, come spesso viene denunciato, materiali pericolosi e rifiuti elettronici.
In dieci anni (dal 1995 al 2005) le esportazioni di carta da macero sono passate da 1,2 a 7,8 milioni di tonnellate, da 0 a 4,5 milioni di tonnellate nella sola Cina. Le esportazioni di rifiuti di plastica sono aumentate da 0,2 a 1,6 milioni di tonnellate. Per quanto riguarda i metalli portiamo in Cina acciaio, rame, alluminio e nickel. Le esportazioni di rottami di ferro e acciaio sono aumentate fino a 8,1 milioni di tonnellate, e quelle di rame, alluminio e nickel dall’Unione Europea hanno raggiunto quasi 1,6 milioni di tonnellate nel 2005. E non solo, sempre più materiali sono esportati sotto forma di rifiuti elettronici, come telefoni e computer portatili.
Il rapporto dell'Agenzia Europea per l'Ambiente (EEA) 'Earning, jobs and innovation: the role of recycling in a green economy' analizza questo fenomeno, concludendo che l’industria del riciclo può davvero risollevare l’economia dell'Europa; i ricavi del riciclo stanno reggendo anche sotto la bufera della crisi.
In 4 anni (dal 2004 al 2008) il fatturato delle sette principali categorie di rifiuti riciclabili è quasi raddoppiata arrivando a oltre 60 miliardi di euro in tutta l’Unione europea. Particolarmente essenziali per l’UE, pioniere di nuove tecnologie, sono le forniture di metalli rari, ed il riciclo è una procedura preziosa per assicurarne la fornitura.
Per cui, sarebbe il caso di ripensare l'economia europa in senso profondamente più verde, non solo per ridurre il suo impatto sul'ambiente, ma anche, come questi dati dimostrano, per ridurre i costi delle importazioni delle materie prime (aumentate del 50% dal 2004 al 2009).
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