In Nigeria è arrivata nei giorni scorsi una legge che punisce l'omosessualità, con la reclusione per chi contrae matrimonio o si unisce civilmente (che poi qui non capisco, si possono sposare ma poi vanno in galera? Boh...) ed anche per chi "rende pubblica la propria omosessualità".
Quasi stesso copione in Uganda, dove il Parlamento ha approvato una legge simile, omofoba, discriminatoria e persecutoria. Tutte leggi plasmate in nome di una fedeltà alla morale, alla tradizione dal sapore oscurantista e reazionario. Che però il Presidente dell'Uganda, Yoweri Museveni, dopo un periodo di riflessione, ha deciso di non firmare.
Lo ha fatto, secondo me, per un motivo che incarna tutta l'essenza della politica.
Chiariamo subito che anche lui, come la maggior parte del Parlamento ugandese, condanna ferocemente l'omosessualità, e su questo non concordo assolutamente.
Però si chiede: "La questione al centro del dibattito sull’omosessualità riguarda il seguente punto: come dobbiamo comportarci con una persona anormale? La uccidiamo? La mettiamo in carcere? O, al contrario, ce ne occupiamo?".
Ecco, è così che dovrebbe rispondere un vero Statista davanti ad un problema sociale. Posto che le tradizioni e le credenze morali di Yoweri siano per me errate ed irricevibili, il fatto che, invece di punirli per la loro situazione, chieda di "occuparsene" - come si farebbe con qualunque malato, invalido o svantaggiato in genere - fa di lui un vero Politico.
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