Fino a pochi mesi fa, raccontava Italia Oggi, i lavori per la grande fiera internazionale di Milano languivano in stato pressochè comatoso, e Smirne era tornata a farsi sentire, chiedendo di riaprire la corsa per ospitarla.
Una scenetta fatta di incapacità e dilettantismi. A cinque giorni dalla scadenza dell'ultimatum del Bie, che vuol sapere cosa si sia fatto finora, non ci sono neanche i terreni sui quali dovrebbe sorgere l'Expo.
Ma ecco arrivare la soluzione: i terreni saranno prestati da privati che li avranno indietro con le infrastrutture costruite con i soldi pubblici, a valore almeno triplicato.
"Ci sono voluti 927 giorni – due anni e mezzo – di litigi e di veleni, ma alla fine il super-commissario dell’Expo, Letizia Moratti, è riuscita a mettere il fiocco sul pacco regalo per gli immobiliaristi e i costruttori (tutti naturalmente privati) che oggi possiedono i terreni sui quali Milano ospiterà, tra quattro anni e mezzo, i 20 milioni di visitatori dell’Expo e su cui all’indomani del 2015, con una colata di cemento senza precedenti, nascerà una cittadella da 400mila metri quadrati e circa 15mila abitanti. Sì perché, per la prima volta nella storia dei grandi eventi, una manifestazione che durerà cinque mesi e si rivolgerà ad un pubblico (auspicabilmente) internazionale, con arrivi dagli aeroporti di tutto il mondo, si terrà su terreni privati." scrive Roberto Rho su Repubblica.
Chi fa l'affarone? I fortunati proprietari del suolo dove sorgerà l’Expo sono Gianpiero Cantoni, parlamentare del PdL e presidente della Fondazione Fiera, e Marco Cabassi. Tra i terreni nella disponibilità di quest’ultimo ci sarebbero anche quelli cedutigli dal Cavaliere: un’area di 500mila metri quadri agricoli a Monza in zona Cascinazza, sulla quale il premier aveva un tempo intenzione di costruire 60 palazzi, una specie di Milano 4.
Con in più una clausola di integrazione al triplo del prezzo in caso di valorizzazione; una valorizzazione che a questo punto sembra obiettivo facile da raggiungere.
C'è posto anche per il nuovo Ministro allo Sviluppo Economico in questa storia: “La variante Romani (provvedimento quando era assessore al comune di Monza, ndr), nel frattempo diventato assessore all’Expo, prevede un primo utilizzo dell’area per il 2015 e poi un riutilizzo residenziale, che farà affluire alla famiglia del Premier altri milioni per la valorizzazione dell’area" spiega Alberto Statera, sempre Repubblica.
Dopo l’approvazione di quella variante si parlò di edificabilità dell’area per un volume superiore a 500mila metri cubi, pari a 10 palazzi di 5 piani.
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