In psicologia della comunicazione si dice "rispondere in Re", ossia sull'argomento, non attaccandosi ad altre questioni di forma. E nella comunicazione politica, spesso il NON rispondere in Re rappresenta un modo per tergiversare e non affrontare il tema del dibattito, magari attaccando l'avversario su altri terreni o cose personali.
E ne abbiamo viste tante di scene del genere. Comportarsi così però necessita di abilità, capacità e competenza, se no si rischia di sfociare nel ridicolo.
Ed è quello che è successo su Twitter all'Onorevole Gasparri: non so la scintilla che ha innescato il confronto, ma è l'utente @DanieleTermite1 a rivolgersi all'exMinistro sostenendo che "...anche di calcio non capisci un cazzo!!!!".
Tanto basta per scatenare le ire di Gasparri, tifoso sfegatato; lo fa però in modo assolutamente fuori luogo, attaccando il ragazzo sul numero di follower: "@DanieleTermite1 seguito da 48, imbarazzante....".
La risosta di Daniele segue quella del politico fuori dall'ambito calcistico "@gasparripdl è più imbarazzante che gente come te è da 20 anni in parlamento... VERGOGNATI".
E da lì, il diluvio: tutta l'arroganza e l'infantilismo di Gasparri esondano come un fiume in piena, travolgendo anche chi da fuori si è accorto del botta e risposta a tinte trash. "io c'ho più utenti di te, gnè gnè", "@FrancoFilippin1 ....29, dura essere nullità, resisti, fattene una ragione" (Eh sì, e te lo dice un esperto!).
Oltre all'arroganza, vedo nelle parole di Gasparri anche il nervosismo per le prossime elezioni, in cui, se quelli come lui non verranno messi a forza in lista e trainati da un leader carismatico, non credo andranno da nessuna parte. Bisogna saperla fare, comunicazione politica, bisogna sapersi confrontare; ora che internet ha abbattuto molte delle barriere tra eletti ed elettori, tra casta e cittadini, e potenziato il controllo democratico sui primi, servono politici aperti, che se vogliono rispondere alle critiche ed attaccare, devono farlo con stile.
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martedì 2 ottobre 2012
lunedì 1 ottobre 2012
Quel Cazzo che gli Pare
I giovani che passano ore in coda per avere o prenotare un iPhone 5 vengono coperti di insulti sul web, ed anche la Rai li mette a confronto con i coetanei spagnoli che invece protestano in piazza (glissando sulle analoghe file agli Apple Store di Madrid).
Curiosando su internet, si trova di tutto, da chi ne fa una questione puramente politica ("pensavo che il vento fosse cambiato, ma questo mi ha fatto capire che il berlusconismo è nel Dna degli italiani", ditelo a Vendola che ha perfino realizzato un'app per il suo libro 'L'Italia migliore'), la butta sull'esistenzialismo filosofico ("Io mi impegno ogni giorno per restare umano, questi non lo farebbero mai"), sul luddismo antitecnologico ("io me ne sbatto della tecnologia" ...e questo scrive su Facebook, no?) o addirittura invoca la soluzione finale ("Questa gentaglia andrebbe ELIMINATA").
Allora, io sono dell'idea che ognuno i suoi soldi li spende dove vuole. Che si tratti dei maglioni di cachemire di Bertinotti, della barca di D'Alema o dell'IPhone di un operaio.
Poi possiamo dire che spese di questo genere non dovrebbero essere delle priorità, che i valori sociali e culturali con i quali è cresciuta anche la mia generazione erano altri, che fare di un telefonino il simbolo della propria identità e l'icona aggregante di una comunità rappresenta l'involuzione della società stessa, certo, possiamo, e sono anche d'accordo.
Ma ognuno ha le sue fisse o passioni, io per esempio sono arrivato a spendere anche 50€ per un profumo, sono da fucilare?
Ma il punto rimane che ognuno con i suoi soldi fa quello che gli pare.
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Curiosando su internet, si trova di tutto, da chi ne fa una questione puramente politica ("pensavo che il vento fosse cambiato, ma questo mi ha fatto capire che il berlusconismo è nel Dna degli italiani", ditelo a Vendola che ha perfino realizzato un'app per il suo libro 'L'Italia migliore'), la butta sull'esistenzialismo filosofico ("Io mi impegno ogni giorno per restare umano, questi non lo farebbero mai"), sul luddismo antitecnologico ("io me ne sbatto della tecnologia" ...e questo scrive su Facebook, no?) o addirittura invoca la soluzione finale ("Questa gentaglia andrebbe ELIMINATA").
Allora, io sono dell'idea che ognuno i suoi soldi li spende dove vuole. Che si tratti dei maglioni di cachemire di Bertinotti, della barca di D'Alema o dell'IPhone di un operaio.
Poi possiamo dire che spese di questo genere non dovrebbero essere delle priorità, che i valori sociali e culturali con i quali è cresciuta anche la mia generazione erano altri, che fare di un telefonino il simbolo della propria identità e l'icona aggregante di una comunità rappresenta l'involuzione della società stessa, certo, possiamo, e sono anche d'accordo.
Ma ognuno ha le sue fisse o passioni, io per esempio sono arrivato a spendere anche 50€ per un profumo, sono da fucilare?
Ma il punto rimane che ognuno con i suoi soldi fa quello che gli pare.
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Come se ne Esce?
Alla luce di tutti gli scandali e delle ruberie disseminate in regioni e province, molti annunciano la morte della politica italiana e del modello partito come lo conosciamo, rivelatosi solo una macchina per fare soldi facili e garantiti a spese della comunità.
Qual'è la soluzione? Ci si chiede, giustamente. Perchè non è pensabile di abolire i partiti, almeno se si vuole restare in Democrazia, e non si può neanche riesumare lo Statuto Albertino, che vietava ogni forma di retribuzione per chi svolgeva incarichi politici.
I fan del Movimento 5 Stelle premono per estendere il loro modello di Democrazia Diretta, anche se dopo le invettive di Favia (qui e qui) si sono parecchio ridimensionati. A proposito delle grilline "consultazioni permanenti" su tutto e tutti, ho già espresso le mie titubanze, ed il favore per la Democrazia Rappresentativa, qui.
Secondo me tutto deve passare per la Trasparenza, che porta al potenziamento del Controllo Democratico tra eletti ed elettori, e del principio di separazione dei Poteri dello Stato, anche rendendo più profonda la compenetrazione tra di essi.
Per fare un esempio estremo, la Magistratura decide le retribuzioni dei Deputati, i Deputati quella dei Manager del Sistema Sanitario Nazionale, i Manager quella dei membri della Corte dei Conti, la Corte dei Conti quella dei Senatori, i Senatori quella dei membri della Corte Costituzionale, i membri della CC quella delle Forze dell'Ordine, e le Forze dell'Ordine quella dei Magistrati.
E' solo un esempio estremizzato per spiegare cosa intendo, non mettetevi a cavillare su questo; se volete confrontarvi, fatelo sul ragionamento, per cortesia.
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I fan del Movimento 5 Stelle premono per estendere il loro modello di Democrazia Diretta, anche se dopo le invettive di Favia (qui e qui) si sono parecchio ridimensionati. A proposito delle grilline "consultazioni permanenti" su tutto e tutti, ho già espresso le mie titubanze, ed il favore per la Democrazia Rappresentativa, qui.
Secondo me tutto deve passare per la Trasparenza, che porta al potenziamento del Controllo Democratico tra eletti ed elettori, e del principio di separazione dei Poteri dello Stato, anche rendendo più profonda la compenetrazione tra di essi.
Per fare un esempio estremo, la Magistratura decide le retribuzioni dei Deputati, i Deputati quella dei Manager del Sistema Sanitario Nazionale, i Manager quella dei membri della Corte dei Conti, la Corte dei Conti quella dei Senatori, i Senatori quella dei membri della Corte Costituzionale, i membri della CC quella delle Forze dell'Ordine, e le Forze dell'Ordine quella dei Magistrati.
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Diffamazioni Intoccabili
Scatenò le polemiche dell'Italia nel 2009 la canzone "Pettirosso" di Gino Paoli per il suo contenuto pedofilo. Il brano racconta di una bambina di 11 anni che subisce un tentativo di stupro da parte di un uomo di settanta; la violenza non viene consumata fino in fondo solo perché l’anziano muore di infarto nel tentativo, ed a questo punto, il corpo senza vita del vecchio suscita la pietà della bambina che ne accarezza il volto.
“Quello è un testo pedofilo" l'aveva definito Alessandra Mussolini, lasciandosi anche andare ad altre allusioni "sembra scritto da uno che conosce bene l’argomento”. Paoli ovviamente l'aveva denunciata alle autorità, ma il Tribunale di Roma pochi giorni fa non ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal PM, disponendo il non luogo a procedere.
Perchè la Mussolini è una parlamentare, e la Costituzione sancisce che 'I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni' (art. 68, comma 1).
Ora, lei presiede la Commissione Infanzia, per cui non è neanche possibile dire che l'esternazione non rientri nel suo ambito di lavoro. Qui la differenza è più sottile, è da capire il limite tra opinione e diffamazione: un conto è dire che la canzone è "istigazione alla pedofilia", un altro è insinuare che Paoli sarebbe pedofilo.
Sarebbe sensato emendare il citato comma, aggiungendovi un "purchè non venga ravvisato un attacco diretto alla dignità dei soggetti coinvolti".
Giusto per completezza, l'articolo contiene anche il comma relativo alle criticate 'autorizzazione a procedere', su cui avevo già avanzato le mie proposte di modifica qui.
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“Quello è un testo pedofilo" l'aveva definito Alessandra Mussolini, lasciandosi anche andare ad altre allusioni "sembra scritto da uno che conosce bene l’argomento”. Paoli ovviamente l'aveva denunciata alle autorità, ma il Tribunale di Roma pochi giorni fa non ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal PM, disponendo il non luogo a procedere.
Perchè la Mussolini è una parlamentare, e la Costituzione sancisce che 'I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni' (art. 68, comma 1).
Ora, lei presiede la Commissione Infanzia, per cui non è neanche possibile dire che l'esternazione non rientri nel suo ambito di lavoro. Qui la differenza è più sottile, è da capire il limite tra opinione e diffamazione: un conto è dire che la canzone è "istigazione alla pedofilia", un altro è insinuare che Paoli sarebbe pedofilo.
Sarebbe sensato emendare il citato comma, aggiungendovi un "purchè non venga ravvisato un attacco diretto alla dignità dei soggetti coinvolti".
Giusto per completezza, l'articolo contiene anche il comma relativo alle criticate 'autorizzazione a procedere', su cui avevo già avanzato le mie proposte di modifica qui.
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