mercoledì 29 febbraio 2012

Ci Fregheranno Indirettamente

Arriva oggi l'atto di indirizzo sulla politica fiscale, firmato dal Presidente del Consiglio nonchè Ministro dell'Economia Mario Monti. E non sono buone notizie.
I provvedimenti saranno diretti "al riequilibrio del sistema impositivo" e "al graduale spostamento dell'asse del prelievo dalle imposte dirette a quelle indirette". Già alla conferenza stampa sul suo primo atto politico (il Decreto Salva Italia, ndr), il Governo si era lasciato sfuggire che vi sarebbe stato un aumento dell'iva (dal 21 al 23%) a metà del 2012. Beh, ci siamo arrivati.

Aumentare il prelievo sulle imposte indirette è il modo sbagliato di riscuotere, perchè, nel caso dell'iva ad esempio, si sposta il fuoco dai redditi ai consumi. Si colpiscono così indistintamente ricchi e poveri, titolari d'azienda e dipendenti.
L'iva non è progressiva, e non tiene conto della ricchezza di chi la paga. Un etto di mortadella ha lo stesso prezzo sia per un latifondista agricolo che per il contadino che lavora nei campi; anzi, magari poi il latifondista dichiara la spesa sostenuta come 'pranzo di lavoro', e la detrae dal monte irpef da pagare, il contadino questo giochetto non può farlo.

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martedì 28 febbraio 2012

Vogliono farla andare a Diesel

Era da un po' che volevo parlare di pensioni, ed un contributo di Roberto Rava pubblicato in rete mi dà oggi l'occasione per farlo. Lo ringrazio per la collaborazione.

Secondo l'Istat la speranza di vita aumenterà progressivamente in maniera costante e l'età pensionabile verrà adattata automaticamente alla nuova speranza di vita riveduta ogni 3 anni. Roberto si chiede, giustamente, alcune cose:
1) Quali sono i parametri su cui si basa l'Istat? (come lui non ha avuto risposte da un broker, io non ho trovato in rete documentazione al riguardo)
2) Se la speranza di vita dovesse diminuire si abbasserà l'età pensionabile? (la risposta dovrebbe essere Sì, ma un video sul sito dell'INPS dice il contrario)
3) E' cosa appurata che se diminuisce la ricchezza diminuirà non solo il benessere ma anche l'aspettativa di vita; a Roberto hanno risposto che "le medicine ci faranno vivere di più!", e con lui noto che quindi vivrà di più "chi ha i soldi per curarsi!".
In conclusione, quello che lui disegna per il futuro è uno scenario apocalittico:
"i poveri (che saranno sempre di più) pagheranno le pensioni ai ricchi (...) che vivranno meglio e più a lungo".

Negli ultimi anni si è cercato di portare al centro l'assistenza complementare, ossia tutti quegli strumenti (come fondi privati e polizze integrative) che si profetizza saranno chiamati a sostituire il servizio previdenziale statale.
Per giustificare il trasferimento del tfr ai fondi privati, durante il Governo Prodi del 2006, lo slogan era "siccome in futuro non ci saranno soldi per le pensioni" ...ma il punto è che prima sono stati e vengono ancora spesi male, non possiamo mandare in rovina uno dei pilastri dello stato sociale (e della democrazia, cioè l'assistenzialismo verso i deboli) perchè lo facciamo funzionare nel modo sbagliato. Sarebbe come rottamare un'auto a benzina perchè vogliamo farla andare a diesel.
E' tempo di avanzare delle proposte per rimettere in sesto il sistema previdenziale.
Le polizze private devono essere ricondotte nel loro alveo e nella loro definizione originari, essere per cui strumenti 'integrativi', 'complementari', da affiancare ad un altro 'centrale'.

Poi, con le riforme dell'attuale Ministro del Welfare Elsa Fornero, si è passati tutti al sistema contributivo, ossia con una pensione commisurata al cumulo dei versamenti fatti in età lavorativa; un passo avanti ma che non risolve il più evidente dei problemi. "Lo Stato dovrebbe cercare di livellare le differenze non esasperarle" dice Roberto, ed è questo il nodo.
C'è chi estremizza ed invoca le "pensioni uguali per tutti", ma io più cautamente parlo di "pensioni più simili per tutti", cioè meno distanti come importo e calcolate con coefficienti diversi sul totale. Imporre, inoltre, un tetto massimo per gli assegni erogati dall'INPS.
Come ricorda Roberto, questa non è ingiustizia, ma umana solidarietà, riconosciuta anche dal principio Costituzionale "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva".
Le pensioni integrative non devono essere archiviate, se qualcuno sceglie di farsela, tanto meglio per lui, ma lo Stato non può e non deve trasferire le proprie funzioni al mercato.

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lunedì 27 febbraio 2012

Solo a Metà

Torniamo a parlare del paradosso utilizzato da Lucia Annunziata su Celentano in tema di libertà d'espressione (ne parlo qui), perchè credo che il nocciolo qui sia un altro.
Se, invece dei gay, avesse detto 'i neri', o 'gli ebrei', non si sarebbe alzato lo stesso polverone, ma non perchè quelle discriminazioni siano giuste, ma perchè considerate ormai 'superate' nel comune senso civico, e quindi utilizzabili come paradosso.
Quella omosessuale nel contesto italiano è invece un'integrazione 'a metà', dove cioè tutti a parole parlano di rispetto e tolleranza (che già questa parola sa di 'sopportazione', e non è che mi piaccia molto, ndr), ma poi nei fatti si creano situazioni grottesche.

Mentre per un evidente paradosso l'associazionismo gay scende sul piede di guerra (come nel caso appunto dell'Annunziata), si tollera (e qui invece ci sta bene) che per rappresentare l'amore e la pace universali sul palco di Sanremo si esibiscano in un bacio collettivo coppie di bianchi, neri, gialli e verdi, ma tutte rigorosamente eterosessuali.
Si tollera anche che il senatore Ciarrapico rimpianga quando sotto Mussolini i gay venivano mandati in miniera a Carbonia, dove, dice lui, "stavano bene". 'Lo diceva ridendo, ma lo diceva credendoci' hanno commentato i giornalisti di Radio24.
E' necessario quindi uscire dalla retorica perbenista che ha travolto la società e molte associazioni lgbt, smetterla di puntare il dito contro chi anche solo pronunci male la parola GAY, ma scavare nel profondo delle questioni, sul profilo culturale, politico, storico e sociale.

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Che Lagna!

Quando si è vittima di un comportamento altrui, ad esempio di 'discriminazione', ci vuole poco a passare dal vittimismo giustificato a quello lagnoso e desolante, e sprofondare nell'arroganza. E' il caso di Lucia Annunziata, che ha scelto un paradosso incandescente per ribadire la sua posizione verso la libertà d'espressione.
Il tema era ancora una volta il pippone infinito inflittoci da Celentano sul palco dell'Ariston, un discorso che a mio parere conteneva anche degli spunti interessanti, ma che non può assolutamente trovarmi d'accordo quando arriva ad invocare la chiusura di due organi d'informazione (Avvenire e Famiglia Cristiana, ndr).

"Celentano ha il diritto di dire quello che vuole" sintetizza l'Annunziata "Lo avrei difeso anche se avesse detto che i gay devono andare nei campi di sterminio". E da qui, la tempesta.
Associazioni gay in trincea, mobilitazioni per chiedere le dimissioni della conduttrice, fiumi di inchiostro versato per contestare quelle parole che non sono altro che un evidente paradosso.
Nel voler estremizzare la libertà d'espressione, da sempre difesa, Lucia ha utilizzato un'iperbole con una cosa su cui lei per prima non è d'accordo, ma che Celentano, come tutti, deve poter avere il diritto di dire. Poi ovvio, nel caso in esempio entrano in ballo altre componenti assolutamente censurabili, quali la violenza, l'omofobia e l'apologia di fascismo, ma in tema di libertà di parola era chiaramente un paradosso.

Il vero problema è un altro, e spiego qui il mio punto di vista.

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venerdì 24 febbraio 2012

E Se lo Facessimo per Tutto?

Proviamo ad immaginare un'esagerazione: liberalizziamo del tutto il commercio e la distribuzione (eccetto i servizi pubblici, la salute e l'istruzione, chiaramente). Si può fare ogni tipo di negozio, a qualsiasi distanza da un concorrente, si può aprire e tenere aperto ogni giorno e ad ogni ora si voglia.
Negozi di abbigliamento, edicole, farmacie, internet-point, ristoranti, tavole calde, erboristerie, giocattoli, alimentari, fruttivendoli, fornai, cartolerie, studi legali, bar, profumerie, distributori di carburanti, taxi, eccetera eccetera... tutto il commercio privato, insomma. Liberalizzato ogni tipo di licenza.
L'anima socialista che è in me sta urlando a squarciagola: "E I LAVORATORIIIII?!"
I Lavoratori li proteggi con uno steccato di diritti. Ad esempio stabilendo al massimo 8 ore di lavoro ogni 24, di cui non più di 6 continuative; paga maggiorata dalle 20 alle 7 del mattino successivo; malattia retribuita; ferie. Il grido si placa.
Un'altra vocina si leva, una donna vestita da infermiera. Liberalizzare non significa Deregolamentare; anzi, con l'aumento della Libertà devono aumentare Responsabilità e Selezione. Non consentire ad un tassista di fare il farmacista, ad esempio (se privo chiaramente dei requisiti necessari); e questo introduce un altro elemento importante, la formazione e la riqualificazione continua dei lavoratori.
Una signora impellicciata ha un'altra obiezione: se tutti aprono e chiudono quando vogliono, come fa lei a sapere dove può fare shopping? E' nell'interesse dei venditori incontrare le necessita dei clienti, per cui sarebbero loro stessi a fissare gli orari ed informare con un buon margine; poi, giustamente, si possono e devono fissare degli orari di garanzia, almeno per i servizi principali, leggi farmacie ed alimentari.
Credo che, magari dopo qualche anno di terremoto, nel senso di attività che aprono e chiudono in pochi mesi, schiacciate dalla concorrenza, il mercato si autoregolamenterebbe e differenzierebbe. Nel senso che nascerebbe un commercio diurno ed uno serale/notturno (quante volte ci rendiamo conto alla sera di non avere i biscotti per la colazione della mattina dopo? No problem, c'è l'alimentari notturno). Ed in più per sopravvivere dovrebbero specializzarsi, ad esempio dedicandosi al biologico, ai prodotti a km 0 o a quelli senza glutine.
Le piccole botteghe possono scovare prodotti e trattare flussi che i grandi centri commerciali non possono sostenere.

Ora, questa è un'iperbole degna di un anarcoliberista duro e puro (fatta eccezione per i servizi pubblici, che non vorrei in nessun caso venissero toccati), che costerebbe, come dicevo, la morte 'imprenditoraile' di tante persone, schiacciate dal libero mercato e dalla concorrenza, ma che premierebbe i veri commercianti, quelli che sanno sfruttare e giocare con il mercato. Campagne di fidelizzazione, servizi aggiuntivi (rivendite di pasta fresca che te la cucinano anche, o te la portano a casa, o ti regalano una posata per ogni porzione) spopolerebbero, in un mercato selvaggio dove ognuno cerca di scavarsi la propria nicchia e ricavarsi il proprio bacino di clienti.
Un'apocalisse liberale di queste proporzioni credo non avverrà mai nel nostro paese, imprigionato in un mercato provinciale, campanilista e corporativo.
E non credo neanche di auspicarla, questa rivoluzione, che però darebbe un vero scossone al mercato, lo rinnoverebbe facendolo uscire da un'immobilismo e da una chiusura ormai patologiche.

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giovedì 23 febbraio 2012

Anche in Europa va di Moda il Bavaglio

Non ci sono solo Sopa e Pipa (ne parlo qui), nella teoria del complotto contro la libertà della rete, ecco spuntare un altro acronimo pericoloso: ACTA, che sta per Anti-Counterfeiting Trade Agreement. Un accordo, siglato a Tokyo tra i membri dell'Unione Europea (o meglio, tra 22 su 27 degli Stati, e qui sta il sospiro di sollievo, ndr) che, come al solito, ha l'intento di combattere la pirateria on-line.La ratifica, che dovrebbe avvenire a giugno di quest'anno, si scontra però con le proteste di migliaia di utenti e con le perplessità dei paesi contrari (in quanto solo se ratificato all'unanimità sarà valido, ndr)."L'ACTA è legittimo, ma non potremo implementarlo se andrà a violare i diritti umani e la privacy" afferma il primo ministro croato Zoran Milanovic; quello per lo sviluppo economico e la tecnologia sloveno ha invece sottolineato che l'accordo non aiuta a risolvere il problema dei diritti d'autore su internet e ha poi definito l'ACTA "un enorme malinteso".Anche la Germania, lo scorso 13 febbraio, ha espresso dubbi sulla legittimità del documento e il ministro degli Esteri della Repubblica federale ha spiegato che il parlamento tedesco ha deciso di "sospendere il processo di ratifica, per avviare una discussione più ampia e approfondita sui temi in discussione,e anche per aprire nuovi dibattiti sui temi relativi all'accordo ACTA".

Gli ultimi aggiornamenti danno la questione deviata al controllo preventivo della Corte di Giustizia europea, che ne deciderà la legittimità, come richiesto dal commissario al Commercio Karel De Gucht: "Io condivido le preoccupazioni della gente sulle libertà fondamentali, specialmente quelle relative all'utilizzo di Internet" ha detto "Ma questo dibattito si deve basare sui fatti e non sulla disinformazione che ha dominato i social network". "L'accordo" ha proseguto "intende fissare degli standard globali per la difesa della proprietà intellettuale" ed "aiuterà a difendere i posti di lavoro che attualmente vengono persi a causa della contraffazione, con prodotti piratati per un valore di circa 200 miliardi di euro".

Quella del complotto globale è una teoria emersa dai cablo di Wikileaks del 2008, che svelarono l'esistenza, prima di qualsiasi dichiarazione, di un trattato internazionale Acta, per uniformare le diverse normative (e/o per imporre una legislazione restrittiva) sul copyright in tutti gli Stati.

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mercoledì 22 febbraio 2012

Come Abbiamo Fatto fino Adesso?

Tutti di frettta in Parlamento per mettere a punto le riforme istituzionali "non più rinviabili": riduzione dei parlamentari, superamento del bicameralismo perfetto, sfiducia costruttiva, più poteri al Presidente del Consiglio ed altre amenità del genere.
Ma cos'è tutta questa urgenza? Sono 150 anni che andiamo avanti così, e adesso si svegliano al grido di "URGENTI E NON PIU' RINVIABILI!". Ve lo dico io, vogliono cogliere la palla del Governo Tecnico al balzo (tanto poi lui lavora e si limita ad usare il Parlamento come un notaio chiedendo la fiducia, come dicevo qui) e fare quante più leggi-vergogna possibile, per poi ripresentarsi vergini alle elezioni del 2013.

La riduzione dei parlamentari è anche un risparmio, ma non credo sia la soluzione giusta, come dicevo qui.
Il superamento del bicameralismo perfetto può snellire l'iter legiferativo, ma il problema resta come poi le componi, le Camere, non come lavorano (vedi 'Legge Elettorale').
Il potere di nomina/revoca dei Ministri la ritengo una minaccia all'indipendenza dei membri dell'esecutivo, che sarebbero così sempre sottoposti alla Presidenza.
La sfiducia costruttiva, cioè l’obbligo di indicare un nuovo governo quando si sfiducia quello in carica, per me creerebbe solo le condizioni per mantenere lo status-quo: i vari fronti che non danno la fiducia non necessariamente convergono su un'unica rosa di nomi (penso a Lega e IdV); e comunque se dev'essere tutto un gioco a tavolino, dove si sa chi vota NO e deve accordarsi preventivamente sull'alternativa, perde proprio di senso il lavoro parlamentare. Ed anche il ruolo del Presidente della Repubblica diventa solo di facciata.

Queste cose le ha già dette Berlusconi gli anni scorsi, ed allora si sprecavano gli appelli all'intangibilità della Costituzione. Adesso che stanno tutti a guardare Monti, invece, ecco che gli stessi contestatori scendono a patti con le marionette del Cavaliere.
State attenti Bersani, Veltroni, Cacciari, non a Berlusconi, ma a Noi, agli elettori progressisti che si ricorderanno tutte le porcate che state architettando (precisiamo, il mio voto non lo avete mai avuto, ma con questo andazzo ve ne mancheranno altri all'appello, ndr).

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martedì 21 febbraio 2012

Sempre e Comunque

E' cominciata la pubblicazione delle dichiarazioni patrimoniali e fiscali dei membri del Governo. Un'operazione nel segno della trasparenza, che mi piacerebbe venisse affiancata da una rendicontazione completa, dal cambio olio per l'auto blu fino al temperino dell'ultimo ufficietto, su come viene speso il denaro pubblico.
In ogni caso, una risposta concreta alle richieste dei cittadini in tema appunto di trasparenza, uno dei valori della democrazia che è stato meno tenuto in considerazione dalle classi politiche nel corso degli anni.
Diciamolo, però, c'è anche un po' di populismo in tutto questo.
E' certamente importante sapere dei piccoli conflitti d'interessi che si annidano nelle personalità che ci governano (ad esempio, le 398 azioni Enel in mano al Ministro Di Paola, o il 33,3%, pari a 1,6 milioni di euro, dell'immobiliare Venezia spa detenuto dal Ministro Passera, ndr), ma questa cosa non ha in sé poteri od effetti particolarmente sconvolgenti. Cioè, non credo sia interessante sapere che la Cancellieri è proprietaria di 15 fabbricati (2 appartamenti, 1 abitazione, 3 box ed una cantina, più un negozio ed un appartamento al 50%, 3 fabbricati agricoli al 20% ed un magazzino al 25%, mi pare); se ne occuperanno la Guardia di Finanza o la Corte dei Conti a rilevare eventuali abusi.
Andando però sulla pagina de Il Fatto Quotidiano dedicata alla notizia, ci si accorge che si può fare populismo anche nel senso opposto: molti si lamentano perchè sono ricchi, ma se uno ha le capacità e guadagna i suoi soldi onestamente, non capisco il problema. Commenti che sembrano dettati più dall'invidia che da altro.

In tema di conflitti d'interessi, però, volevo appuntare come in questi casi possa essere utile l'applicazione del metodo (credo) statunitense: al momento dell'elezione ad un'alta carica politica, il proprietario di un importante patrimonio ne affida la gestione ad un blind trust, che ha il compito di amministrare lo stesso senza condizionare l'azione politica del legittimo titolare.
Non solo, in questo modo i cittadini più ricchi e potenti valuterebbero in maniera diversa l'idea di entrare in politica: a mio parere, lo farebbero solo per motivi e passioni personali molto forti, perchè questo significherebbe, almeno temporaneamente, spogliarsi dei propri possedimenti.

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lunedì 20 febbraio 2012

Un Decreto da Social Network

Credo che la cosa più rivoluzionaria di questo Governo l'abbia fatta il Ministro per la Funzione Pubblica Patroni Griffi, permettendo il coinvolgimento dei cittadini nel processo di stesura del decreto semplificazioni.
'Burocrazia. Diamoci un taglio! - Le tue idee per semplificare' è l'iniziativa lanciata via web che ha introdotto elementi di democrazia diretta 2.0 al fine di individuare le aree su cui intervenire per venire incontro alle necessità degli italiani. Gli utenti hanno compilato un modulo on-line sul sito del Ministero in cui hanno raccontato le loro storie e fatto le loro proposte. Le più interessanti sono poi state inserite nel decreto.

E' diventato così un'azione del decreto la proposta di Augusto:
"Nessuno conosce la data di scadenza dei documenti, della revisione dell'auto, del passaporto ecc.; spesso lo si scopre a proprie spese quando per esempio si viene fermati dalla polizia.Io quest'anno ho scoperto che la mia patente era scaduta al momento di noleggiare un'auto in Francia.
La mia proposta per semplificare la vita degli Italiani: si tratta di una cosa molto semplice che ho vista attuata negli Stati Uniti. Far coincidere la data di scadenza dei documenti (patente, passaporto, carta identità, revisione Auto, licenza di caccia ecc...) con la data del proprio compleanno. E' una riforma a costo 0 ma utile ai cittadini. "
Sembra una banalità, ma senza dubbio viene incontro ai bisogni della gente, scavalcando le rigidità burocratiche/legali. E lo fa proprio come 'esseri umani', ancor prima che 'cittadini'.

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venerdì 17 febbraio 2012

E' Questo il Traguardo?

Il Benessere, la Felicità, il Progresso. I punti di arrivo di una società evoluta. "Nel 2000 vivremo tutti in Pace, non ci saranno più le Guerre, le Malattie.." favoleggiava mio padre, classe 1944, da bambino.
Ed invece, quest'estenuante corsa verso il Futuro che ci dovrebbe condurre ad un Mondo Migliore, curare e sanare ogni male, rendere le condizioni di vita più facili, mostra ora tutta le sue tragiche debolezze e fallibilità.
Al centro di questa decadente visione del Presente, le immagini dei telegiornali di queste ore che mostrano i pazienti di un pronto soccorso abbandonati per giorni sulle barelle, in attesa di cure, tra la sporcizia e l'indifferenza. E con loro, ricordo anche i 4 morti al giorno nel 2010 negli ospedali inglesi Attenzione, morti non in seguito a complicazioni mediche, cure insufficienti od errori umani, ma morti DI FAME E DI SETE (4 al giorno, per cui circa 1300 in un anno, ndr).
Capite a che punto siamo arrivati? E' questa l'orribile icona che riassume gli ultimi secoli di un pianeta lanciato con la fionda verso l'orizzonte. Un Modello di Sviluppo che avrebbe dovuto condurci al Benessere, e che invece sta irrancidendo sotto i nostri occhi, e non lo fa col sacrificio di qualche pezzo in una catena di montaggio industriale, ma di esseri umani deboli e senza difese.
Non voglio fare un'arringa contro il Capitalismo, la Crescita o il Denaro.
Anzi, intendiamoci, considero quella della Moneta un'invenzione importante, che ha sostitito le clave ed ha reso possibile la convivenza civile. E' necessario però un ripensamento, una ristrutturazione del nostro Modello in senso Antropocentrico, dobbiamo renderci conto che siamo Noi (ed in generale l'Uomo) la nostra prima Risorsa, da difendere ed accudire.

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giovedì 16 febbraio 2012

In Guardia, eh!

Il sito ultracattolico Pontifex a volte regala delle chicche degne di nota.
"Morta Whitney Houston" titola all'indomani della scomparsa "Un altro talento che se ne va!" eh, la voce della cantante era davvero meravigliosa ed indimenticabile. Ma chi si aspetta qualche parola di dolce solidarietà cristiana (oltre che umana, ndr) rimarrà deluso: "Monito di Dio per la recente conversione all'Islam?".

E non è tutto, perchè quelli di Pontifex pensano anche al 'nostro bene', seppur con toni non proprio gentili: "La morte della cantante potrebbe essere letta come un bene, affinché chi frettolosamente e con inutile trionfalismo, voglia convertirsi all'Islam ci pensi sopra".
Quindi, state attenti.

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martedì 14 febbraio 2012

"Non Esclusivamente" quelle Due Parole che Generano il Tilt

Un confronto sul tema dei privilegi di cui gode la Chiesa, grazie a Sara Obici per la collaborazione.

"Il ruolo della Chiesa Cattolica all'interno dello Stato Italiano è da sempre un argomento sul quale si è dibattuto in lungo e in largo e riguardo al quale sono emerse numerossisime interpretazioni ed opinioni fra le più disparate; ma per quanti discorsi si possano fare e per quante opinioni si possano esprimere, i fatti sono sempre quelli: la Chiesa Cattolica ha sempre avuto e continua ad avere potere, ricchezze e privilegi davvero impressionanti. Questa è un' affermazione innegabile, non è un'opinione"
Tutto questo è vero, Sara, però andiamoci piano con l'anticlericalismo: se vogliamo tutelare la libertà d'espressione di tutti i cittadini, non possiamo poi metterci a discriminare i credenti.

"(...) il numero degli immobili ecclesiastici presenti in tutta Italia è di circa 50 mila (in pratica 1 abitazione su 5) e di questi almeno 30mila sono adibiti ad attività imprenditoriali; il vaticano non paga ICI, Irpef, Iva. Il valore del mancato pagamento dell'ICI su questi immobili si aggira sui 2 miliardi e 400 mila euro all'anno, invece il valore del mancato pagamento delle altre imposte (Irpef,Iva ecc..) è circa di 4 miliardi di euro. In totale quindi abbiamo una stima reale che raggiunge i 6 miliardi di euro l'anno, dato che coincide anche con il computo portato avanti dall'UAAR (Unione Atei e Agnostici Razionalisti) che è esattamente di € 6.086.565.703 annui (il dato e la fonte sono verificabili sul sito della UAAR insieme ai bilanci consuntivi degli altri anni)."
Ma certo, le attività della Chiesa devono pagare tutte le tasse che gli competono, come una qualsiasi associazione di "amici delle foche monache", o circolo letterario o club sportivo. Ma non dimentichiamoci che il mondo religioso rappresenta anche ospizi, centri di assistenza, ostelli, mense ed altre realtà no-profit. Ecco, quelle è giusto non tassarle.

"La Corte di Cassazione nel 2004 con una sentenza aveva stabilito che l'esenzione dall' ICI potesse essere applicata solo agli immobili usati per scopi di culto. Un provvedimento decisamente sconveniente per la Chiesa, evitato grazie all'intervento tempestivo di Berlusconi; si deve a lui la norma del 2005 che stabilisce l’esenzione dal pagamento dell’Ici per tutti gli immobili della Chiesa cattolica."
Sì, e poi un anno dopo il governo Prodi tentò di limare la normativa, prevedendo che l’esenzione si potesse applicare solo agli immobili dalle finalità “non esclusivamente commerciali”; ma l'uso fumoso dell'avverbio negato, “non esclusivamente”, ha permesso alla Chiesa di usufruire dell’esenzione anche per alberghi e negozi, è sufficiente la presenza di una cappella all’interno della struttura. Sarebbe stato meglio dire "sono esenti quegli edifici utilizzati ESCLUSIVAMENTE a scopo di culto e per attività benefiche NO PROFIT".

"Pensa però a come il Vaticano abbia appoggiato la dittatura fascista di Mussolini e di come, accordandosi con il Duce, abbia beneficiato dei patti lateranensi, i cui effetti deleteri sulla laicità dello Stato (prevista dalla Costituzione) sono visibili ancora oggi. "
Questa è una questione un po' più complessa, e si riallaccia al potere che da sempre esercita il Clero anche in ambito politico: la colpa, qui, è imputabile più a chi ci governa che alla Chiesa stessa, perchè se fa quello che fa, è perchè glielo lasciano fare, tutti i politici hanno interesse a farsi amico e tenersi buono il Vaticano, sanno che rappresenta un bacino di voti tutt'altro che trascurabile.
Sarebbe inoltre doveroso distinguere tra Chiesa Cattolica in Italia, associazione religiosa che gode di queste agevolezioni inique ed illiberali, e Vaticano, Stato Sovrano ufficialmente riconosciuto, ma sappiamo che le due cose sono indistricabilmente legate.

"I leader di turno dello Stato italiano si sono rivelati dei preziosi alleati per il Vaticano, compagni ideali per portare avanti una strategia comune volta a mantenere privilegi e ricchezze."
Se davvero Monti intende applicare le direttive indicateci dall'Europa, dovrà riflettere ed agire anche su questo fronte, perchè l’Unione Europea ha aperto un’indagine formale per aiuti di Stato incompatibili con le norme sulla concorrenza.
Joaquín Almunia, il commissario europeo che opera su questo tema, ha detto che la condanna dell’Italia stavolta sarà “difficile da scampare”.

Tra pochi giorni si celebreranno i Patti Lateranensi, e proprio in quell'occasione, dicono gli organi d'informazione, potrebbe aprirsi nel Governo una riflessione sulle varie esenzioni di cui godono le strutture ecclesiastiche. Speriamo bene.

Facciamoli Rimbalzare

In questi ultimi tempi si è parlato tanto del posto fisso e della flexsecurity che il Governo pare intenzionato a rendere legge e destino per i lavoratori.
Intanto, per rispondere alla battuta un po' pesante fatta dal Presidente Monti su questo tema negli studi di Matrix, lasciatemi dire che vorrei scegliermela io la monotonia di cui soffrire.
Detto questo, vediamo di contestualizzare: "I giovani si abituino all'idea che non avranno più un posto fisso", era la frase completa. Concetto che, nell'ottica di una società e di un mercato in continua evoluzione, con nuove professioni, nuovi utenti, nuovi consumatori, bacini ed ambiti ancora da esplorare, trova un suo significato.
E qui si fa spazio anche la mia idea, che è quella di un lavoro flessibile 'continuativo', una flex-bounce-security, ossia 'a rimbalzo'.
A rimbalzare sarebbero i precari (che in virtù della loro instabilità 'costerebbero di più', per mutuare un vecchio refrain, ndr) ed a 'farli rimbalzare' sarebbero i datori di lavoro (che in virtù di questo compito, tratterrebbero una parte del tfr, ndr).

Il meccanismo del welfare che immagino, prevede, semplicemente, sia il datore a trovare la nuova occupazione al lavoratore presso un'altra azienda, quando non gli serve più il servizio prestato dello stesso. Poi è chiaro, un elettricista non potrà essere riallocato come idraulico, e neanche a 100km di distanza, ma credo che con le dovute regole ed accortezze questa forma di flexsecurity 'a rimbalzo' possa venire incontro alle necessità straordinarie delle aziende e rappresentare una forma di welfare in linea con i tempi in evoluzione che non penalizzi i lavoratori (che sempre stando alle parole del Presidente del Consiglio, avrebbero così "nuove sfide").
Si innescherebbe anche un circuito di comunicazione tra le imprese che aiuterebbe l'industria italiana ad uscire dal provincialismo cronico che affligge il mercato italiano, potenziando la ricerca e l'impiego del merito.
Sia chiaro, la mia proposta non vuole sostituire il tempo indeterminato, e neanche spostarne la centralità che deve mantenere nel mercato del lavoro, semplicemente si integra al sistema flessibile per renderlo più confacente ai bisogni del mercato senza schiavizzare i lavoratori. La flex-bounce-security può rappresentare inoltre un percorso di specializzazione e preparazione all'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.

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venerdì 10 febbraio 2012

E Fatela 'sta Cagata!

I sondaggi sul consenso del Presidente del Consiglio raccolgono dati incredibili, e spesso sento qualche teorico politico o statista (non in senso istituzionale, ma che si occupa di statistica, ndr) prefigurare per le prossime elezioni una possibile grande coalizione capitanata proprio da Monti e composta dai partiti che attualmente lo sostengono nelle aule, il Pdl, il Terzo Polo ed il Pd.
Più prudente, ai microfoni di Radio24, l'Onorevole Bocchino, che vedrebbe per lui un futuro non politico, ma istituzionale, "Quindi come Capo di Stato?" lo incalzava l'intervistatore. Bocchino è riuscito poi a svicolare, rimanendo nell'astrattismo, ma le ipotesi ed i progetti sul futuro di Monti continuano a rimanere nell'aria.
Apro una piccola parentesi per dire che sicuramente sarebbe meglio Monti al Quirinale che Berlusconi, dove molti suoi fedeli stanno già pensando di farlo arrivare.

Detto questo, un'alleanza elettorale tra Pdl, Terzo Polo e Pd rasenta quasi il ridicolo ed il controsenso (almeno sulla carta), ma io spero invece la facciano davvero!
La facciano per togliere finalmente al Partito Democratico l'aura di alfiere progressista e di sinistra della scena politica, e perchè spero che così la sinistra (quella vera) riesca finalmente ad organizzarsi per conto proprio senza più star lì a pendere dalle labbra di Bersani e D'Alema.
Poi è chiaro, con una macchina da guerra del genere, il successo alle elezioni è quasi certo (ed anche governare non la vedrei così dura, ndr), ma almeno ci togliamo definitivamente dal groppo Veltroni, Letta, D'Alema, la Melandri e tutta la sarabanda postcomunista/predemocristiana del Pd.

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Quelli che se la Vanno a Cercare

I fatti risalgono al 2010, quando Damiano Piccione si era assentato dal suo posto di lavoro per malattia, ma viene pizzicato ad una manifestazione. L'azienda a quel punto lo licenzia, ma lui presenta ricorso al Tribunale del Lavoro di Torino, che ne dispone il reintegro.Non si conoscono ancora le esatte motivazioni della sentenza, che comunque pare ruotare attorno all'articolo 18; la tesi dei suoi difensori è che la patologia di cui soffriva non gli permetteva di compiere sforzi ripetuti durante il servizio, ma non di svolgere le normali attività della vita quotidiana.
Cominciamo con il non generalizzare, perchè sicuramente per uno come Piccione ci sono altri mille lavoratori che lavorano (e si assentano) in modo onesto e senza ricorrere a furberie del genere. Può essere anche che le tesi dei suoi difensori sia corretta, e qui forse il tribunale avrebbe potuto/dovuto disporre altri accertamenti.
Però sono casi come questo che infangano la dignità dei lavoratori, e creano le icone di chi vorrebbe rimettere in discussione i loro diritti e le loro tutele nell'importante ruolo sociale che rivestono.

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mercoledì 8 febbraio 2012

Con una Politica Vera, Non Sarebbe neanche un Problema

Metafora azzeccatissima quella del "sottoscala" di Antonio Di Pietro sugli accordi in corso tra Pd e Pdl per la riforma della legge elettorale.
Perchè, come già dicevo, a parole tutti sono contro il Porcellum, l'attuale sistema (anche chi l'ha approvato in Parlamento, l'ex-Casa delle Libertà: Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord, ndr), ma nei fatti esso dà alla partitocrazia (soprattutto alle formazioni più grandi) un potere smisurato: liste bloccate, sbarramento e premio di maggioranza.
Pochi giorni fa anche l'ex-Presidente del Consiglio era tornato sul tema, auspicando un innalzamento della soglia di sbarramento, che adesso è al 4%. Una misura di questo genere, però, non farebbe altro che accentrare ancor più il potere sui due maggiori partiti: quelli più piccoli, per poter sperare di eleggere qualche rappresentante, sarebbero costretti ad allearsi e ad appoggiare le scelte impostegli dai grandi.

Parecchio tempo fa, alla nascita di questo blog, avevo ripercorso le evoluzioni delle legge elettorale nella storia della Repubblica, mettendola in relazone con lo schiacciamento della democrazia rappresentativa (qui).
Nella situazione attuale, c'è anche un nuovo protagonista, il Terzo Polo, che, presentandosi come alternativa sia a Pd che a Pdl, si oppone anche ad una riforma che mantenga una visione bipolaristica; i partiti minori invece vorrebbero una nuova legge che vada in senso proporzionale, per preservare le loro quote di potere elettorale e parlamentare.
Ed è qui che il Pd si trova schiacciato, tra il desiderio proibito di azzerare la volontà delle formazioni minori, la tentazione di allearsi al Terzo Polo e le pressioni degli ex-alleati (o ideologicamente presunti tali). E anche qui avevo fatto la mia proposta (qui), perchè anche i democratici ormai sono stati inghiottiti dal gorgo del bigottismo/moderatismo filodemocristiano.

Preservare la governabilità del Paese, si dice, è l'obbiettivo. 'La rappresentatività', rispondono invece gli oppositori.
A mio parere, sono certamente importanti entrambe, ma se non avessimo una partitocrazia malata, in cui le ideologie politiche sono ridotte a tifoserie urlanti, i voti nelle aule parlamentari sono dati solo in virtù della provenienza di chi le propone, ed i politici fossero davvero seri e coerenti, non ci sarebbe neanche questa disfida. Solo in Italia, ad esempio, si può vedere il 'Più Grande Liberale dopo De Gasperi' opporsi alle liberalizzazioni del mercato (mi riferisco alle lenzuolate di Bersani del 2006, ndr).

Per come la vedo io, e come pare si stia orientando anche il confronto Pd-Pdl, fondamentale è reintrodurre le preferenze; poi loro parlano aulicamente di 'rapporto tra politica e territorio', io parlo più spiccio di 'sapere e scegliere chi mandare a rappresentarmi'.
Poi, l'unico sbarramento che potrei legittimare sarebbe un batteriologico 1% per impedire che un pugno di voti (ad esempio, di un comune campano, Ceppaloni) possa decidere le sorti del Paese.
Nessun premio di maggioranza, o al limite una dote 'relativa' di qualche punto alla coalizione prevalente, e non un 55% assoluto dei seggi per chi conquista più voti (com'è invece ora).

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martedì 7 febbraio 2012

5 Stelle Qualunqui

Il primo, originale, Fronte dell'Uomo Qualunque nacque nel 1946 ad opera di Guglielmo Giannini. Nasce inizialmente come testata giornalistica (L'Uomo Qualunque, appunto, nel '44) i cui sostenitori si coagulano in seguito in nuclei, movimenti ed infine in un vero e proprio partito. Presentatosi alle elezioni politiche per l'Assemblea Costituente riuscì ad eleggere 30 deputati.
A parte il programma politico, tendenzialmente anarcoliberista, cardini dell'ideologia qualunquista erano il rifiuto della partitocrazia e la profonda delusione verso le istituzioni: "Questo è il giornale dell'uomo qualunque, stufo di tutti, il cui solo, ardente desiderio, è che nessuno gli rompa le scatole" scriveva Giannini, a fare il paio con l'ironia di una vignetta in cui un poveraccio scrive su un muro 'Abbasso Tutti'.

Lo sdoganamento del neoqualunquismo odierno contro la partitocrazia è stato il Movimento 5 Stelle, che ha avuto la sua spinta propulsiva demagogica da un comico fallito. E non venitemi a dire ancora che il M5S non c'entra niente con Grillo, perchè la storia del movimento parla chiaro.
"Bisogna distruggere i partiti!" tuona dai suoi comizi (spettacoli, in cui il pubblico lo paga, dove fa propaganda politica. Un genio del marketing, ndr).
La rivolta dei Forconi che ha paralizzato la circolazione ed il commercio in mezza Italia, è solo un altro esempio.
Non sono certo qui a dire che lo scontento è immotivato, anzi.
Ma questi fenomeni movimentaristici offrono soluzioni sbagliate e demagogiche, dettate dal populismo; i leader magnetizzano consenso parlando alla pancia della gente, traghettano messaggi forti passando per problemi reali, facendo presa sull'ignoranza o sull'ingenuita delle persone.

Già, il problema è sempre quello della cultura: se non si sviluppa nella gente un coerente spirito di critica e discernimento delle cose, ci sarà sempre qualche megalomane che si creerà qualche assurdo capro espiatorio e imboccherà la facile via del fascismo (ne parlo qui).

Quanto successo al Consiglio Comunale di Rimini poco tempo fa invece sottolinea l'ingenuità e l'inesperienza di questi "Cinquestellini": siccome, dicono loro, 'tutti hanno diritto di manifestare e di esprimere il proprio pensero', si sono astenuti dal voto sull'autorizzazione alla manifestazione di Forza Nuova in città.
Anch'io, ai miei esordi liberali, dovetti misurarmi con la questione (qui) e risposi che la libertà d'espressione si concede a chi la difende, anche, e soprattutto, se diversa dalla propria.

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lunedì 6 febbraio 2012

I Have a Dream

di Sara Obici
"Io ho davanti a me un sogno, che i miei figli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere; che perfino uno stato colmo dell'ignoranza e dell'oppressione, si trasformerà un giorno in un'oasi di libertà e giustizia". Queste sono le parole pronunciate da Martin Luther King nel suo più celebre discorso tenutosi a Washington il 28 agosto 1963.
Dal momento in cui quel grido di libertà scosse tutta l'America e rieccheggiò in tutto il mondo vi fu un vento di cambiamento che portò a numerose conquiste in favore delle classi discriminate. Dall'approvazione del Civilil Rights Act nel 1964 ai movimenti di emancipazione dei giovani e dei gruppi etnici minoritari nel 1968; dalla Convenzione Internazionale per l'abolizione di tutte le forme di discriminazione contro le donne del 1979 alla possibilità dei matrimoni gay concessa per la prima volta nel 2001 nei Paesi Bassi (e diffusasi a macchia d'olio tra numerosi stati europeri come Belgio, Spagna, Portogallo, Svezia ecc).
Vittorie importanti, seguite forse dal simbolo più significativo contro la lotta alla discriminazione razziale: l'insediamento alla casa bianca (2009) di Barak Obama il primo presidente di colore di una stato che fino alla metà degli anni '60 manteneva ancora le vecchie ordinanze sulla segregazione nelle città. Questo evento, impensabile fino a qualche decennio fa, sembra proprio segnare la fine di qualunque concetto discriminatorio accettato e legalizzato all'interno delle istituzioni.

Purtroppo non è così, poichè questi concetti razzisti, che nel ventunesiomo secolo dovrebbero essere stati del tutto debellati perlomeno dalle menti pensanti o comunque da qualsiasi individuo che voglia poter essere definito "persona", vengono addirittura politicizzati e strumentalizzati, con il silenzio di tutti (o quasi).
Ne abbiamo esempio in America, dove il candidato repubblicano Rick Santorum sta raccogliendo consensi con la sua "politica" improntata su una pseudo religiosità conservatrice che ovviamente non si smentisce neanche in questo caso e prende di mira i matrimoni gay, accostandoli alla poligamia ed accusandoli di essere avere ripercussioni sulle unioni eterosessuali.
L'accettazione del "diverso", il rispetto per le idee e le aspirazioni altrui vengono del tutto messi da parte da questo cattolicesimo conservatore che è tutto meno che religione; che non rispetta ed accetta neanche il controllo che un individuo può esercitare sulla proprio vita (eutanasia) ed è contraria all'aborto anche in caso di stupro.
Un esempio di mentalità ugualmente deprecabili (ed inumane, aggiungo) ma non altrettanto condite di spunti cristiani si possono trovare, senza andare tanto lontano, nel nostro paese, e ci sono fornite da uno dei partiti più discussi di tutti i tempi: la Lega. Il leader "padano" Umberto Bossi ha dichiarato in un intervista al corriere della sera in merito ai clandestini che approdano sulle nostre coste: "Prendiamoli a cannonate".
In seguito a questa e a molte altre dichiarazioni di questo stampo la Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) ha denunciato in un comunicato "gli esponenti della Lega Nord hanno fatto un uso particolarmente intenso della propaganda razzista e xenofoba [...]. Si ricorda, poi, che nel dicembre del 2004, Il tribunale di prima istanza di Verona ha giudicato colpevoli di incitamento all’odio razziale sei esponenti locali della Lega Nord, in relazione a una campagna organizzata per cacciare un gruppo di Sinti da un campo temporaneo sul territorio locale. Le sei persone furono condannate a sei mesi di prigione".
Ma nonostante questi provvedimenti la Lega continua a divulgare concetti xenofobi che non fanno altro che accrescere la paura primordiale ed atavica che è di natura insita nell'uomo verso il "diverso da se" in generale, da qui il barbaro omicidio dei due senegalesi a firenze e l'assalto del campo Rom nella periferia di Torino per uno stupro inventato da una sedicenne.
Le persone colte e meritevoli nella storia hanno sempre combattuto per debellare quest'istinto ancestrale e quelle deplorevoli (spesso più rozze, ma non necessariamente meno colte, ndr) hanno sempre cercato di sfruttarla come fattore di coesione fra le masse per ottenere consensi (Hitler).
Siamo nel ventunesimo secolo, la storia dovrebbe averci a questo punto insegnato qualcosa, forse questa battaglia fra la parte peggiore e la parte migliore di noi essere umani non finirà mai, ma se vogliamo poterci definire "persone" ed "umani", dobbiamo cercare di rendere il mondo un posto migliore e di limitare l'influenza che questo tipo di politici hanno sul mondo, non di farli eleggere.

venerdì 3 febbraio 2012

Due Piccioni con Una Fava

Dopo lo scandalo che ha travolto l'Onorevole Lusi, ex-tesoriere della fu Margherita, tutti ora chiedono di rivedere il finanziamento pubblico ai partiti. Giustamente.
Dovete sapere che però il finanziamento pubblico non esiste più, spazzato via da un referendum del 1993. Dopo, per ovviare al problema, si sono inventati il 'rimborso elettorale', che però non funziona come un rimborso vero e proprio, in cui ti viene restituito del denaro già speso dietro la presentazione della relativa documentazione (fatture, ddt, scontrini..), ma di un fiume di denaro pubblico che sfocia direttamente nelle casse dei partiti.
Se alle elezioni si supera l'1% dei voti si accede alla Bengodi del rimborso: 5€ per ogni voto (e qui il concetto di 'rimborso' scricchiola terribilmente...), più tutte le spese (auto)dichiarate, con zero trasparenza, zero controlli, zero accertamenti.

Una legge che obblighi i partiti a rispondere della loro gestione economica e della loro democrazia interna fu proposta per la prima volta nel 1948 da don Luigi Sturzo, e col montare dello scandalo il Fatto Quotidiano, come da tradizione, si fa portatore di una petizione e di una proposta di legge in tal senso.
Basterebbe applicare sul serio il concetto di rimborso, cioè ripagare le spese sostenute solo dopo l'accertamento e la documentazione delle stesse. E già che ci siamo, applicare anche la metodologia francese per la campagna elettorale, in cui è lo Stato a curare affissioni e spazi pubblicitari, così intanto si preserva pure la par condicio.

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Prove di Grande Coalizione?

Alla Camera si ricompatta la vecchia maggioranza per sostenere un emendamento dell'Onorevole Gianluca Pini (Lega Nord) che introduce surrentiziamente la responsabilità civile per i Magistrati. Il Governo aveva espresso parere negativo sulla proposta Pini, ed il Pdl aveva promesso il suo voto contrario.
Ma poteva davvero votare contro il suo vecchio sogno proibito? Ed infatti, con 261 voti contro 211, l'emendamento è stato accolto. A sostegno dell'ex-maggioranza, comunque, numeri alla mano, anche una cinquantina di esponenti dell'ex-opposizione (il voto era a scrutinio segreto, ndr).

L’emendamento in particolare, prevede, che "chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento" di un magistrato "in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni o per diniego di giustizia", possa rivalersi facendo causa allo Stato e al magistrato per ottenere un risarcimento dei danni. A pagare sarà dunque la toga.

Il testo, comunque, deve ancora avere l’approvazione del Senato, dove, si augura il Ministro della Giustizia Severino, "confidiamo che in seconda lettura si possa discutere qualche miglioramento perché interventi spot su questa materia possono rendere poco armonioso il quadro complessivo".
Meno concilianti le reazioni dell'Associazione nazionale magistrati, che parla di "una forma intimidatoria e di vendetta verso il libero esercizio della funzione di giudice", nonché di "un ennesimo tentativo di risentimento e di ritorsione" nei confronti della magistratura; in particolare Giuseppe Cascini, segretario dell’Anm, che rileva che la norma è "in contrasto con i principi più volte affermati dalla Corte di Giustizia europea", una "mostruosità giuridica" che il Senato dovrà cancellare.
Poi Di Pietro stavolta parla di forconi, come il Bossi degli anni d'oro della Lega. Bah.

A scanso di equivoci, comunque, è bene ricordare che la responsabilità civile per gli errori di un giudice esiste già, ed è regolata dalla legge 117/88, che prevede la decurtazione di un quinto dello stipendio del magistrato per sanare il danno. Poi si può discutere di rivedere questa quota, o di inserire delle sanzioni disciplinari in caso di recidività (se uno è troppo 'sanguigno' e non sa fare il giudice, è necessario, per lui e per lo Stato, venga sollevato, ndr). Il principio per cui "chi sbaglia paga" è giusto, ma nel caso del potere giudicante del nostro ordinamento occorre la massima attenzione per non intaccarne l'indipendenza e la terzietà.

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